martedì 12 giugno 2012

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA SI RIUNISCE UN CONSIGLIO REGIONALE CONTRO L'ARMA. SUCCEDE IN CALABRIA


Il carabiniere Valerio Giardina ha testimoniato al processo Meta su mafia e politica. "Il governatore e suo fratello - ha detto - sono dentro a una lobby affaristico-politica"

Spezzeremo le reni al colonnello. Per la prima volta un intero Consiglio regionale si riunirà per approvare un documento di condanna contro un ufficiale dell’Arma dei carabinieri. Accadrà oggi in Calabria per volere di Giuseppe Scopelliti, governatore e padre padrone del Pdl. Nel mirino degli attacchi e di un “dossier” che lo stesso Scopelliti presenterà al Consiglio, il colonnello Valerio Giardina, per anni comandante del Ros della città dello Stretto. Si tratta dell’uomo che ha catturato il superlatitante Pasquale Condello, che da queste parti chiamavano non a caso il “Supremo”, tra i più temuti capi della ‘ ndrangheta. Di mafiosi che latitano da anni indisturbati nelle loro case di Reggio e negli anfratti dei paesi della Calabria, il colonnello ne arresta 16 prima di mettere le manette a un altro big-boss, Peppe Morabito, capo della mafia di Africo.
Tanti successi, sempre accompagnati dagli applausi e dai comunicati di apprezzamento “prestampati” dei politici calabresi. Ma è quando il colonnello mette le mani sul verminaio reggino dei rapporti tra politica e mafia, quando parla delle relazioni pericolose di Giuseppe Scopelliti, che cominciano i suoi guai. L’inchiesta, coordinata dal pm Giuseppe Lombardo, si chiama “Meta”. Mille pagine che raccontano la pax mafiosa a Reggio e soprattutto i rapporti mafia, massoneria, comitati d’affari e politica. Un lavoro straordinario che porta ad arresti e a un processo che venerdì ha vissuto la sua udienza clou. Giardina risponde alle domande del pm Giuseppe Lombardo e del presidente Silvana Grasso. Ricostruisce le fasi dell’inchiesta e il nuovo “modello Reggio” costruito dopo l’accordo tra le maggiori famiglie di mafia. La città, dice Giardina, è governata da una lobby “affaristico-massonica in cui ci sono i vertici delle cosche e della politica”. Giuseppe Scopelliti e suo fratello Consolato, detto Tino, ne farebbero parte a pieno titolo. “Abbiamo documentato – prosegue il colonnello – i rapporti di Scopelliti con i vertici delle cosche di Villa San Giovanni e Reggio Calabria”. Rapporti che spiegano la partecipazione di Scopelliti, allora sindaco della città, al pranzo per i cinquant’anni di matrimonio dei genitori dei fratelli Barbieri il 15 ottobre 2006.
il senatore Antonio Gentile, membro della Commissione antimafia, il più feroce. Chiede ai vertici del Pdl di organizzare una manifestazione nazionale a favore di Scopelliti, “che rischia di essere dilaniato dall’opinione pubblica”. Una ingiustizia, perché “con Scopelliti abbiamo costruito liste immacolate, pulite”. Ha la memoria corta, il senatore, e dimentica i due consiglieri regionali della maggioranza arrestati per mafia e un terzo finito nei guai per corruzione elettorale. Per questi fatti gravissimi nessuno ha pensato mai di riunire la massima assemblea regionale. Guai a chi indaga sui rapporti tra mafia e politica, carabinieri e pm vanno applauditi certo, ma solo quando ammanettano boss e picciotti dell’ala militare della ‘ ndrangheta.

fonte fatto quotidiano